Compleanno dello storico teatro. Il direttore e proprietario: abbiamo salvato la sala, ora servono aiuti per ristrutturarla
Grande festa ieri sera al Carcano. Finalmente si è brindato per i due secoli di attività della sala di corso di Porta Romana. Lo si doveva fare il 3 settembre 2003, ma non c’era il tempo né la voglia di farlo. Perché allora il teatro rischiava di diventare un garage o un supermercato. Così, assieme al bicentenario, Giulio Bosetti, i suoi attori e la gestione intendono ora festeggiare anche l’acquisto dei muri del teatro, offrendo al pubblico Il bugiardo goldoniano, la prima produzione targata Carcano dopo l’avvenuto passaggio di proprietà. Dice Bosetti: «Sono felice. Stasera avrò il groppo in gola, perché è un debutto diverso dagli altri».
Una storia di grandi artisti e autori caratterizza questo teatro, costruito su volere di Giuseppe Carcano, sull’area dell’ex convento di San Lazzaro, dall’architetto Luigi Canonica. L’inaugurazione risale al 3 settembre 1803: in programma il dramma «Zaira» di Voltaire su musiche di Vincenzo Federici e il ballo «Alfredo il grande» di Paolo Franchi. Memorabile fu la serata del 15 ottobre 1813, quando Niccolò Paganini suonò dopo essere stato proclamato «primo violinista del mondo». Su questo palcoscenico sono passate le dive della lirica quali Giuditta Pasta e Maria Malibran, le «prime» delle commedie di Carlo Bertolazzi come «El nost Milan», attori del calibro di Eleonora Duse ed Edoardo Ferravilla.
Il Carcano venne poi ricostruito su progetto dell’architetto Nazzareno Moretti, con una nuova facciata rientrante, a emiciclo, e riaperto nel 1913 con un veglione dell’Associazione lombarda dei giornalisti. Nel secondo dopoguerra ebbe una crisi, che lo portò a essere adattato a cinema, facendo di tanto in tanto spettacoli leggeri di varietà, come quelli con Tino Scotti e una giovanissima Sandra Mondaini. Bisognò aspettare il 1965 per il ritorno della grande prosa, quando, nell'ambito della sperimentazione del decentramento, Grassi e Strehler decisero di allestire al Carcano «Sul caso Oppenheimer» di Kipphardt, una produzione del Piccolo Teatro. Tornò anche la prosa brillante con Domenico Modugno, Walter Chiari, Piero Mazzarella, Walter Valdi. Per arrivare agli ultimi vent’anni, che hanno visto in scena, tra gli altri, Giorgio Gaber, che al Carcano ha portato più volte il suo teatro-canzone, Monica Guerritore, Anna Proclemer, Vittorio Gassman, Alberto Lionello, Gabriele Lavia.
Bosetti è un vulcano di emozioni. «Vedo coronarsi il mio sogno — racconta —. Abbiamo acquistato il Carcano per 3 milioni e 600 mila euro grazie a un finanziamento ponte, che ora si trasformerà in mutuo, della Banca Popolare di Milano. Per ora abbiamo versato circa 600 mila euro. Il resto lo pagheremo negli anni». E i milanesi, come hanno reagito? «E’ bellissimo, ci ringraziano in tanti. Mi hanno scritto centinaia di lettere. Una persona, in completo anonimato, ha fatto pervenire un assegno di qualche centinaia di euro per aiutarci a iniziare a estinguere il mutuo. Non è straordinario? E mio zio Angelo, morendo, mi ha lasciato l’eredità, ben sapendo che avrei versato tutto per comprare il Carcano». Di corsa verso il futuro. Con una speranza. «Bisogna che i politici intervengano e ci diano una mano per ristrutturare il nostro teatro. I complimenti di personalità di tutti i colori e partiti adesso non mi bastano più». La scelta del 5 maggio per festeggiare non è un caso. «Volevamo ricordare con affetto anche Napoleone, perché il Carcano è stato voluto sì da privati, ma con il benestare e gli auspici di Bonaparte. Un imperatore, despota finché si vuole, ma sempre attento all’arte e alla cultura».
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